angelo calabrese - Francesco Vaglica

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angelo calabrese

L’Opera che mi è di fronte esige che io continui a guardare: è attuale nel senso che la luminosità cromatico percettiva. In atto, è spazio tempo in palpito naturale. Dovunque e nessun luogo si connotano solo per un accadimento che il pittore inventa nel suo farsi, vale a dire con la chiarificazione di un prima e un poi reversibili, che si moltiplicano per sommatorie-motorie, che sono procedimenti da identificare nell’ambito di una realtà attrattiva più vasta. Un vortice passionale ritrova i. naufraghi del lasciarsi andare in elementari, infinite, da sempre irrimediabilmente ripetibili
dinamizzazioni di ritmi osmotici. Esse sono. in successione ognuna individuabile al rallentatore, ma tutte poi inglobate in quella corpor-azione che inconscio e sensualità ritmano in evoluzioni suggestive.E’ l’istinto che inventa i moti in successione e le tensioni direzionali: l’andirivieni, il dondolo, i ruoli invertiti e ribaltati, diventano volumetrie diafane: l’accaduto, che agli occhi dovrebbe scomparire, resta nell’arte di Francesco Vaglica come trasparenza interpolata, fatto cromatico a velo d’orma globale di corpi che, perduto il peso, in comunione di leggerezza, del peso l’evento stesso si è smemorato, ritrovano nella pittura. tutta presente alla. Vista memoria, la verità che ha tolto 1oro il senso dello spazio nel tempo delle sospensioni visibilizzate. La pittura si propone come un flusso di vicende nel loro avvicendarsi e tutte compresenti alla fruizione che dalla figurazione individuabile nelle sue articolazioni è attratta quasi da esca illusoria. Quel "noto" che suscita l’interrogativo si dilata e il particolare si perde nel magico del cromatismo delle trasparenze, dei moti che hanno lasciato la loro orma. La pittura diventa così protagonista, con la tattilità percettiva di tracce, graffi cromatici, che svelano altri colori esplosi; diradati, conglomerati, estesi come respiro. mentre tutto affiora quasi da un discorso parietale che ha memorizzato l’evento.La parete. o meglio lo specchio rubaeventi, per affioramento. per onnicomprensivo galleggiamento memoriale, consente "d’esserci", come partecipi alla storia, nel flusso di identificazione della vicenda. proprio mentre essa si dinamicizza. Si percepiscono, in divenire, convergenze e divergenze, spazi coinvolti e lasciati per nuove attrazioni Spaziali ritorni in altri
Ciò che la pittura rivela Come ebbrezza smemorata energia sognante, che circola tra membra avvinte, è evidenza comunicativa: il sentimento che si è trasferito nell’immaginario, caricatosi di cromatismo, riaffiora con evidenza poetica. Vaglica ha scelto un discorso ri-velatore: la sua stessa materia cromatica, - che si rarefà e s’addensa è significativa di una realtà contrastata: il desiderio di vivere si scontra con la consapevolezza della necessità del dissolvimento.
Le matrici iconico segniche moltiplicative, ribaltabili, nelle lente coniugazioni di capriole in successione e reciproco rapporto, tutto è coinvolto nel farsi dell’avvenimento, si sospendono sempre su di un interrogativo che presuppone l’incompiuto. Il gioco epifanico delle velature evolutive propone ulteriori soluzioni, grazie alle quali lo spettatore può aprire altre porte e finestre nella sua fantasia e nel suo pensiero, un "non luogo" comunque, dove la vitalità presente merita di continuare: tutto resta tuttavia sospeso. Gli eventi visibilizzati. di Vaglica sono direzioni transitive che non ammettono indiscreti: occupano tutta la situazione dell’accadimento.
Esso non ha punti di riferimento, palpita e ruota: dentro l’anatomia reale che funge da. repertorio connotativo, si perpetuano riti sferico-neurotici. Che consistono con il medesimo anelito a dissolversi. Né esistono espedienti risolutivi: ruotano sensi ed emozioni nelle pluralità fenomeniche rapportabili ad una funzione: l’atto. Esso nelle articolazioni dell’agire che Io dovrebbero determinare, dato che, per così direi non c’è racconto, è pura visualità che sfugge alle conclusioni.
Accade per i moti energetico passionali del groviglio che si sgomitola per riavvolgersi di "Circe"; accade per il "Viaggiatore", tanto celere da visibilizzarsi in energia in fuga e quindi in tensione sofferente allo spasimo, in messa in posa memoriale, in propulsione
che i sensi recepiscono nello scatto che si moltiplica su se stesso, perché la figura si identifica con il farsi dell’azione che compie e quindi è sintesi spazio temporale. assoluto in definizione. mai definibile.
Quando poi Vaglica gioca con i piani e la geometria che li intriga e sovrappone ma in maniera che restino compresenti. Senza però consentire alla realtà iconica il riferimento alla rosa dei venti. mai si saprà se "Atlante" è compresso da un peso che gli viene dall’alto o se è dentro un perimetro che lo angustia e dal quale si dovrà liberare, quasi nascendo.
Vaglica non affronta tematiche semplici. pertanto le risolve all’altezza della loro complessità: parte dal grumo che ragione e sentimento incontrano per le strade quotidiane e lo eleva al1’indagine della ragione con tutti i suoi interrogativi: uomo/donna, vita/morte. attesa/disattesa.
Il fragore di pensieri dipinti si sperde nel silenzio delle emanazioni fluide che svelano, amplificano. rivelano la sostanza umana. che resta nucleo ombelicale delle motivazioni e delle inquietudini e che, tra andate e ritorni, si riconosce solo nelle articolazioni che arricchiscono il vocabolario delle pluralità fenomeniche.
Trovo interessantissime quelle. "cadute in cielo" che il pittore (forte disegnatore e arguto interprete di tecniche, che indicano una organica ricerca di strumenti operativi all’altezza di quelle scelte culturali ed estetiche che sono evidenti e che non potrebbero mai essere negate come matrici nutritive dell’arte, dato che si tratta di maestri che dai maestri trassero a loro volta la linfa che li ha fatti diventare punti di riferimento) realizza con quell’eros che è sostanza di valore: del disperato amore della vita. Le cadenze rigorose. la palpitante sintassi di colori. che risolvono scissure e dissonanze con giochi di graffi scoprimateria, fino
all’accordo atonale, danno alle rapsodie pittoriche di Vaglica la chiave interpretativa di una individualità: è l’artista che dipinge i conflitti. Il corpo delle variazioni sfaccettate, che sono mistero tra consonanze e dissonanze. nella coscienza del vissuto che si perpetua resta interrogativo. Questa pittura, che aderisce ai dati fenomenologici dell’esistenza. ha vigore di gioventù, è intensa, immediata nei frantumi di coscienza. è
sensuale e ribelle. vitalistica e sensibile alle imminenze. Arte d’attesa d’evento. d’evento che diviene, del farsi che affascina, e perciò vale, quella di Francesco Vaglica: ha fremiti e scansioni liriche, mai fuori natura. Ecco perché può permettersi di entrare ed uscire dal palpito informe per trovarvi il frammento o il segno connotativo che da sempre convivono nella vita, dovunque e in nessun luogo.

Angelo Calabrese

 
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